Stefano Corti
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Il fatto accaduto domenica in centro a Modena, quando la polizia locale ha fermato un camerunense alla guida di un'auto senza avere mai conseguito la patente, è solo l'ultimo episodio di una lunga serie: il precedente nella stessa zona a fine maggio con protagonista sempre uno straniero, in quel caso clandestino. Faccio presente che in Italia per ottenere, ad esempio, la patente della moto occorre conseguire tre diversi documenti in base all'età. Non solo: un potenziale epilettico per potere avere la patente deve dimostrare di non aver avuto crisi per lunghi periodi e fare la visita Ausl ogni 2 anni, stesso trattamento per un anziano. Eppure i clandestini vanno in giro per Modena senza patente senza porsi nemmeno il problema. Forse è il caso che la umanitaria Carola Rackete prima di imbarcarli insegni loro i rudimenti fondamentali di una società civile. E se, nel caso accaduto domenica, il camerunense avesse provocato un incidente, chi pagava? Forse la ministro Lamorgese?


Un attacco frontale e del tutto fuori luogo a Matteo Salvini da un rappresentante delle istituzioni, con tanto di gonfalone in bella mostra. Il presidente della Provincia Giandomenico Tomei si è esibito in un attacco a freddo e del tutto immotivato al leader della Lega e lo ha fatto indossando i panni della istituzione che dovrebbe rappresentare tutti i cittadini. Al di là del merito del giudizio sull’accordo Ue e della critica di Tomei, a mio avviso del tutto infondata, quello che appare grave è la totale mancanza di rispetto istituzionale. Sarebbe a questo punto logico aspettarsi le scuse di Tomei ma ormai siamo abituati a questo Pd che di democratico ha davvero solo il nome.

Oggi grande successo al gazebo Lega di Pievepelago con oltre 148 firme raccolte per ogni petizione popolare e 34 tessere fatte. "Un profondo ringraziamento al gruppo Lega di Pievepelago e ai tanti cittadini che continuano a sostenerci nella nostra battaglia su un fisco equo, sullo stop all'invasione di clandestini e sullo stop ai vitalizi. La Lega sta costruendo un solido progetto di speranza, aperto e meritocratico per le famiglie e le imprese italiane e per i modenesi, dialogando coi cittadini e con le proprie radici ben piantate nel territorio. Dalla montagna, come sempre, arriva un grande contributo in termini di consenso, motivazione ed entusiasmo. Questa partecipazione massiccia ai gazebo è un segnale che ci dona tanto orgoglio e allo stesso tempo ci consegna una responsabilità che faremo di tutto, a tutti i livelli, per onorare". Così il senatore Lega Stefano Corti.

 

Sfruttare una emergenza sanitaria ormai rientrata per tagliare definitivamente i servizi in Montagna è qualcosa di intollerabile. Eppure questo sta avvenendo nell'Appennino modenese dove nei Comuni di Montecreto e Fiumalbo, dopo la chiusura forzata nei giorni del lockdown, sono stati ridotti drasticamente, e in modo a quanto pare strutturale, i giorni di apertura degli uffici postali. Una riduzione scellerata, contro la quale giustamente si è espresso anche l’assessore di Fiumalbo Gabriele Nizzi, e che coincide con i mesi turistici durante i quali, per ovvie ragioni, l'afflusso alle Poste è maggiore. E' l’ennesimo esempio di una montagna abbandonata a se stessa nonostante gli sterili slogan utilizzati da Governo e Regione Emilia Romagna. Lo ripeto, vivere in Appennino non può essere un atto eroico. Da senatore di Modena e della Montagna continuerò a battermi per i residenti che continuano ad amare la propria terra e a difenderla con la loro presenza. Il servizio garantito dall'ufficio postale è indispensabile, non si possono costringere i cittadini - spesso anziani che ritirano anche la pensione in Posta - a interminabili ore di code sotto il sole. Su quello che è un vero e proprio sopruso ai danni della popolazione che vive in Appennino, oltretutto legato strumentalmente alla pandemia, presenterò una interrogazione parlamentare.

La follia ideologica non ha limiti. E' notizia di oggi il lancio di una petizione on line per rimuovere l’immagine di San Michele che schiaccia il demonio perché ricorderebbe l’uccisione di George Floyd a Minneapolis. Il tutto sarebbe banalmente ridicolo se questo delirio definito 'Black lives matter' non avesse ripercussioni concrete, a partire dalla decapitazione della statua di Cristoforo Colombo in Usa o allo sfregio della statua dedicata a Indro Montanelli a Milano.
Con l'attacco alla effige di San Michele credo però si vada oltre l'assurdo. Ricordo agli analfabeti storici che chiedono tale rimozione, che San Michele, patrono dei longobardi, per la religione cristiana rappresenta l'Angelo per antonomasia e una anticipazione di Gesù stesso nell'antico Testamento. Il culto di questo Santo è radicato nel territorio e anche nelle nostre montagne. Una sua effige è infatti scolpita nella rocca di Montefiorino, abitata dai monaci benedettini già dal XII secolo, prima di essere trasformata in tempi moderni in simbolo della Nostra Montagna e patrimonio da preservare. Ebbene, nella parte destra della facciata un rilievo raffigura appunto San Michele Arcangelo, al quale era dedicata la cappella del castello. Anche solo pensare di cancellare questa immagine rappresenta uno sfregio alla nostra identità e alla nostra storia.


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