Stefano Corti
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L'ultima relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia lancia un allarme gravissimo sulla presenza della criminalità organizzata in Emilia Romagna. La Dia sottolinea infatti come l’emergenza economica e finanziaria determinata dalla pandemia faccia emergere il rischio concreto che molte attività in crisi, dalla ristorazione, al comparto alberghiero e alle piccole ditte commerciali, a causa dell'assenza di ricavi vengano svendute alle associazioni malavitose. La Lega da sempre è impegnata nella battaglia per la legalità e nella lotta contro le infiltrazioni mafiose al Sud come al Nord del Paese. A fronte del nuovo allarme della Dia promuoveremo in tutte le province emiliano-romagnole nuove occasioni di incontro con prefetti, questori, forze dell'ordine e associazioni di categoria per monitorare il territorio e difendere gli imprenditori in questo particolare momento di difficoltà. Senza dimenticare di coinvolgere i Provveditorati agli studi al fine di verificare l'attuazione della Legge sull'educazione civica approvata dalla Lega per rafforzare il valore della legalità nelle nuove generazioni. La prima regola per tagliare i tentacoli della criminalità organizzata è fare squadra e far sì che nessuno si senta solo a fronteggiare la crisi che stiamo vivendo.

E' necessario prevedere indennizzi immediati ai gestori degli impianti sciistici, ai ristoratori e agli albergatori della montagna. La decisione del ministro Speranza di bloccare la riapertura delle piste da sci a poche ore dal tanto atteso via libera è uno schiaffo che i lavoratori della montagna, da mesi messi in ginocchio dalle misure anti-Covid, non meritavano. Decisioni come queste sono l'eredità del precedente Governo che ha gestito la pandemia in modo ideologico e penalizzante per l'intero mondo del turismo, una eredità che la Lega si impegnerà ad archiviare in fretta. Nell'immediato davanti a questa ennesima e ingiustificata proroga, occorre rimborsare subito chi in questi giorni aveva sostenuto investimenti, accettato prenotazioni e preparato tutto per riprendere il lavoro. La salute ovviamente va tutelata e difesa e il buonsenso nel farlo è uno strumento essenziale, con prese di posizioni assurde come questa non si va nella giusta direzione.

Le restrizioni anti-Covid imposte dal Governo hanno indubbiamente avuto impatti diversi sul territorio. Una realtà particolarmente penalizzata è quella della Montagna. Vi sono piccoli comuni, come quelli dell'Appennino modenese, che vivono di turismo e che sono stati messi letteralmente in ginocchio dallo stop delle attività sciistiche. Non possiamo dunque che sottoscrivere il grido d'allarme lanciato al Governo dai sindaci di Fanano, Sestola e Riolunato i cui bilanci dovranno fare i conti con centinaia di migliaia di euro di minori introiti causati dalla chiusura delle stazioni sciistiche e da tutto ciò che ne consegue, a partire ad esempio dagli incassi derivanti dai parcheggi. Presenteremo dunque una interrogazione parlamentare per chiedere all'Esecutivo di introdurre nel prossimo decreto Ristori degli aiuti ad hoc per queste specifiche realtà montane, Comuni che nonostante le voragini nei conti pubblici create dalle misure del Governo devono continuare a erogare servizi ai cittadini, a partire dalla pulizia delle strade innevate. Mentre a Roma si litiga per le poltrone, sul territorio si rischia l'isolamento, i cittadini non lo meritano e non lo merita soprattutto chi con coraggio continua a vivere e tenere viva la montagna.


Le fotografie che si rincorrono anche in queste ore mostrano bus modenesi strapieni di studenti accalcati e costretti a viaggiare stipati nei mezzi pubblici. Tutto questo è inaccettabile. Inaccettabile pensare che nonostante una riapertura delle scuole superiori al 50% la situazione del Tpl modenese sia questa, inaccettabile vedere un Governo che fa i salti mortali per resistere a se stesso ma che attraverso i suoi ministri Azzolina e De Micheli, non riesce a garantire il diritto allo studio in sicurezza ai nostri ragazzi. In queste condizioni giustamente gli studenti chiedono di non tornare in classe, per non parlare dei conducenti dei mezzi pubblici costretti a lavorare in un contesto simile. A ormai un anno di distanza dall'inizio della pandemia, cosa è stato fatto a Modena per pretendere risorse congrue dal Governo sul potenziamento del trasporto pubblico? Eppure la maggioranza Pd, anche a livello locale, continua a puntare il dito contro i ristoratori, i maestri di sci, i gestori degli alberghi che sfiniti chiedono di poter riaprire in sicurezza le loro attività. Le immagini di queste ore ci consegnano una realtà che questo Paese non merita e che rende ancora più insopportabili a livello psicologico le restrizioni che ogni giorno vengono imposte ai cittadini.

"A 10 mesi dalla segnalazione del netto aggravio delle condizioni di stabilità dello storico Ponte Cervaro di Gombola di Polinago non è stato fatto nulla e il danneggiamento da crollo sul lato di monte della spalla destra del Ponte è progredito portando ad aprire una profonda fenditura per quasi tutto lo sviluppo in altezza oltre l’innesco di altre criticità sul lato di valle del Ponte, con apertura di fenditure e distacchi di altri blocchi di pietra dalla struttura. A questo punto ho presentato una interrogazione al ministero dei Beni Culturali per chiedere lumi sullo stato dell'arte. Vogliamo sapere quali iniziative urgenti di tutela il Ministro intenda predisporre per evitare il danneggiamento e la distruzione di tale importante testimonianza di civiltà e se la Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio di Bologna, non ritenga opportuno introdurre prescrizioni di tutela del ponte Cervaro, allo scopo di garantire la salvaguardia dei caratteri e dei contesti rurali nei quali il bene è immerso”. Così il senatore Lega Stefano Corti.
“Ricordo che la zona in cui è situato il ponte è molto antica, nota come "Ospitaletto", in quanto dall'epoca dei primi pellegrinaggi dal nord Italia e dall'Europa verso Roma, ospitava servizi di rifocillamento, di cura degli eventuali cavalli e di cure mediche. Da quell'antica tradizione deriva il Ponte del Cervaro-Gombola, memore di tempi antichi in cui gli Appennini modenesi erano attraversati da pellegrini non solo di tutta Italia, ma di tutta Europa. Credo sia quindi fondamentale salvare questo pezzo di storia della montagna". Aggiunge la consigliera provinciale Simona Magnani.  


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