Stefano Corti
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Usare immagini di assembramenti nelle telecabine in Svizzera (rarissime in Appennino) per sostenere strumentalmente la assurda tesi della necessità di mantenere chiusi gli impianti sciistici italiani è un pessimo modo di fare informazione. Organi di stampa, pubblicando le foto della stazione sciistica di Verbier, si prestano come spesso accade al gioco del Governo. Un Governo che con la scelta scellerata di chiudere le piste da sci per il periodo natalizio mette in ginocchio un settore che da tempo resiste con tenacia all'abbandono e alla progressiva desertificazione. Gli addetti del comparto avevano proposto un dialogo all'Esecutivo e si erano detti pronti a far rispettare responsabilmente qualunque regola anticontagio fosse stata decisa. Invece nulla. La sinistra radical-chic getta ancora una volta la croce sulle spalle di quei montanari che d'inverno lavorano agli impianti da sci, in primavera ed estate raccolgono funghi e frutti del sottobosco e in autunno usano la scure ed il sudore per produrre biomassa a chilometri zero tenendo puliti gli argini dei fiumi, sempre quando riescono a districarsi tra regole e scartoffie assurde. Facile fare gli intellettuali da salotto quando non devi fare tre lavori per presidiare una desertificata montagna. Ma la piena che travolge tutti, lavoratori e radical-chic, dovrebbe far volgere lo sguardo verso una desolata montagna. Ma sarà sempre troppo tardi

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